Il pregrafismo indica tutte quelle attività di “pre-scrittura”: tracciare segni; riconoscere forme, non solo con gli occhi ma anche con le mani o i polpastrelli delle dita; coordinare il movimento delle mani e degli occhi; allenarsi a riconoscere e memorizzare forme e procedimenti per poi arrivare alla scrittura e alla lettura. I giochi fonologici sono attività che aiutano il bambino a diventare consapevole della forma delle parole e dei suoni che compongono le parole.
Cifre riportate dagli studi epidemiologici più rigorosi, 3,6%, vale a dire circa un bambino ogni 30. Un fenomeno di vaste proporzioni, in aumento, ma ancora poco riconosciuto [report “Alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA)”, AS 2016/2017 – aprile 2018; MIUR].
Il rapporto del National Early Literacy Program (Commissione intergovernativa statunitense) ha evidenziato i principali indicatori e predittori dell’acquisizione della lingua scritta:
• la conoscenza alfabetica, cioè la conoscenza dei nomi e dei suoni associati alle lettere;
• la consapevolezza fonologica, intesa come la capacità di rilevare, manipolare o analizzare gli aspetti fonologici del linguaggio orale (inclusa la capacità di distinguere e segmentare parole, sillabe e fonemi), indipendentemente dal significato;
• la denominazione rapida automatizzata (RAN) di lettere, numeri, oggetti e colori, cioè la capacità di nominare rapidamente, una sequenza ripetuta casualmente di lettere, numeri, oggetti o colori;
• la capacità di scrivere lettere isolate o il proprio nome;
• la memoria fonologica, intesa come la capacità di ricordare informazioni in forma orale per un breve periodo di tempo.
Processi cognitivi top-down di ordine superiore che consentono all’individuo di sopprimere risposte automatiche e dominanti ma inadeguate, per perseguire un obbiettivo manipolando le informazioni tenute a mente, spostare un modo flessibile l’attenzione da un aspetto ad un altro e adattarsi rapidamente ai cambiamenti.