Carteggi di Psicologia
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Sei modi per mandare all’aria un colloquio di selezione

Articolo già pubblicato sulla rubrica AGR.

Vuoi mandare all’aria un colloquio di selezione? Ti basterà seguire uno o più punti di seguito elencati e, senza ombra di dubbio, raggiungerai il tuo obiettivo e sarai scartato. Forse inconsapevolmente lo hai anche fatto, ma qui potrai seguire una semplice guida che intenzionalmente non ti permetterà di non fallire.  

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Non è detto che “se qualcosa può andar storto, lo farà” (legge di Murphy), ma se vuoi fallire in colloquio di lavoro, lo farai. 

Nota preliminare 

Ci sono alcuni comportamenti che, durante un colloquio, possono essere fastidiosi, altri scivolosi, altri ancora pericolosi e possono farti rischiare di mandare all’aria l’opportunità. Ad esempio: risultare saccente o scontroso, concentrarsi solo su domande economiche o contrattuali, essere poco preparato oppure arrivare in ritardo o essere vestito in maniera poco adeguata. Non è detto, però, che questi comportamenti ti garantiscano il fallimento. Per esserne assolutamente certo, devi seguire una o più delle seguenti mosse e stai sicuro che il colloquio andrà nel verso da te voluto. Alcune mosse sono più sofisticate, altre più semplici, l’ultima è, ovviamente, la definitiva ed inesorabile. 

Mossa N. 1. Ignora dove sei e con chi parli. 

Chiedi a chi ha svolto colloqui di selezione cosa cerca nel candidato ideale: almeno 8 su 10 ti risponderanno “la motivazione”. Questa risposta, dal punto di vista psicologico, non ha senso. La motivazione non è un elemento stabile della personalità di un individuo, è un processo, un proposito, un vettore che congiunge un pensiero ad un oggetto attraverso un comportamento. La motivazione non esiste in assoluto, esiste solo in relazione ad un oggetto e si esprime attraverso comportanti. Chi dice che cerca “motivazione”, vuole in realtà sapere se il candidato che ha difronte è interessato a QUEL lavoro, a QUELL’opportunità e a QUELLE condizioni; vuole sapere se, pagando lo stipendio, potrà avere dalla persona prescelta, la prestazione che si aspetta. Fagli capire chiaramente che sei lì solo perché non hai trovato di meglio; che non hai dedicato neanche 10 minuti a cercare in rete di cosa si occupa l’azienda per cui sei andato a fare un colloquio, che non ti sei interessato a chi dovevi incontrare, alla posizione che offre e del perché sei lì con lui/lei a parlare. Sarà per il selezionatore chiaro il tuo (dis)interesse e l’esito sarà quello desiderato. 

Mossa N. 2. Confondi chi ha il potere del “si” con chi ha il potere del “no”. 

Questa mossa probabilmente è la più sofisticata e necessita una premessa.  

Più l’azienda che assume è strutturata, più gli step di selezione potranno essere numerosi. Alcune imprese fissano anche più di 10 passaggi tra colloqui, test, interviste e assesment. Alcune si avvalgono di personale interno e di consulenti esterni, alcune addirittura di sofisticati algoritmi per fare la cernita dei curricula. Ciascun passaggio coinvolge diversi interlocutori. Altre imprese, invece, si affidano solo al giudizio di un’unica persona, tendenzialmente il titolare, che decide in autonomia chi assumere.  

In questo secondo caso è semplice capire chi decide e, quindi, chi convincere: è il titolare che sceglie chi assumere e se opterà per te… sei fregato e ti farà la proposta. 

Nel caso di aziende strutturate, invece, tutte le persone coinvolte hanno il compito di scremare i candidati, di verificare se ci sono controindicazioni all’assunzione, se sussistono motivi ostativi. Nota bene: oltre che scartare potranno anche suggerire di valutare con attenzione qualche candidato, ma non hanno potere decisionale sulla scelta finale. Il “potere del si” è in mano ad un’unica persona che lo eserciterà, magari per interposta persona o facendosi consigliare o cercando una decisione condivisa. Di solito chi fa questa scelta incontra un numero molto ristretto di candidati in fase finale. 

Tutti gli altri potranno esserti utili per far cessare il tuo calvario di candidato. 

Tienine conto quando ti vuoi giocare le tue carte, quando deciderai con chi essere più diretto ed esplicito o a chi fare domande.  

Un suggerimento: se vuoi chiedere dell’orario di lavoro, come sono pagati gli straordinari, a quante ferie avrai diritto, fallo con chi ha il “potere del sì”; così è più facile che ti scarti. 

Mossa N. 3. Rimani in silenzio per tutto il tempo. 

Il colloquio di selezione è fatto per conoscere l’interlocutore, se tu non ti fai conoscere, l’obiettivo dell’intervistatore è fallito. Ti sembrerà strano, ma non è come negli appuntamenti al buio: assumere uno sconosciuto non è il sogno di qualunque azienda. Se non sanno chi hanno difronte, non ti assumeranno.  

Mossa N. 4. Sii fuori contesto. 

Giacca e cravatta/tailleur o jeans e polo? Atteggiamento ossequioso e rispettoso oppure innovativo e originale? Devi dare del “tu” o del “lei” al tuo interlocutore? La mossa giusta, per essere scartato, è più sottile: capisci quello che è lo stile della casa e fai il contrario. 

Esiste nelle aziende, tutte, una “cultura”, più o meno esplicita. Si tratta di quell’insieme di regole, non scritte, che guida l’impresa (per chi volesse approfondire il tema: Culture d’impresa. Come affrontare con successo le transizioni e i cambiamenti organizzativi. Edgar H. Schein, Peter A. Schein. Raffaello Cortina Editore). La Cultura d’Impresa è la cultura di riferimento, cioè idee, etica e valori condivisi che spesso non sono formalizzati, non sono messi nero su bianco, ma fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi aziendali. È difficile da cogliere a pieno, soprattutto per chi è esterno all’azienda, ci sono consulenti che dedicano interventi organizzativi per sviscerarla e comprenderla, è più facile però coglierne alcuni assunti anche vedendo elementi esterni (pagine web, interviste o articoli degli apici aziendali, pubblicità, ecc.). 

Vuoi essere scartato? Muoviti in maniera dissonante con gli assunti della loro cultura. 

Ci sono aziende in cui la formalità è considerata fumo negli occhi, per le quali è un valore il pensiero divergente, dove la flessibilità è un prerequisito essenziale. Sono, tendenzialmente, le nuove aziende fatte da giovani per i giovani, anagraficamente giovani o giovanili nei modi di comunicare; le riconosci perché comunicano molto sui social, hanno slogan e gergo dinamici e veicolano valori di modernità. Altre, invece, fanno della tradizione e della stabilità un assunto, vantano valori di presenza, storicità e successi del passato. 

Se devi fare un colloquio con una di queste ultime Imprese ti suggerisco pantaloncini corti con i tasconi, t-shirt fantasia e potresti persino non arrivare alla stanza del colloquio. 

Mossa N. 5. Fai capire chiaramente che potresti rifiutare il lavoro in qualsiasi momento. 

Non sto dicendo che in un colloquio riuscito non sia possibile che il candidato “faccia il difficile”. Questa strategia, soprattutto per chi ha un’alta specializzazione o per ricerche di lavoro con pochi candidati disponibili, può essere funzionale ad ottenere condizioni migliori. Alcune volte chi deve valutare l’idoneità di un candidato può essere positivamente colpito dalla sicurezza del proprio interlocutore; sicurezza che può essere espressa anche con richieste esigenti o con evidenti alte aspettative.  

Quello che, però, non è tollerabile per chi valuta è avere la netta sensazione che l’altro potrebbe tirarsi indietro in qualsiasi momento. È così lapalissiano da essere spesso ignorato il fatto che il candidato potrà rifiutare, senza alcuna penalizzazione, in qualsiasi momento. Anche dopo aver ricevuto, e magari anche controfirmato, la lettera di impegno all’assunzione (lettera in cui l’azienda si impegna ad assumere il prescelto), il candidato potrà tirarsi indietro, potrà ripensarci o potrà addirittura non presentarsi al lavoro il primo giorno (non pensate che non capiti). Questo vuol dire che l’azienda, il titolare, il responsabile, il selezionatore, l’addetto all’assesment o qualsiasi altro attore coinvolto nella valutazione durante il colloquio ha come obiettivo primario quello di trovare qualcuno che si presenterà il primo giorno di lavoro. L’ottimo sarebbe che questa persona fosse anche la più adatta, quella che produrrà il migliore dei risultati, ma se non si presenta sicuramente sarà un fiasco. 

Mossa N. 6. Non presentarti al colloquio. 

Semplice, forse banale, diretto e definitivo. Potrà risultarti difficile da credere, ma se ad un colloquio non vai, non lo superi. È il modo che più ho amato da selezionatore. Non trovarsi il candidato all’appuntamento le prime volte spiazza, ma poi ti permette ricche pause caffè-sigaretta oppure di finire quel lavoro che avevi in arretrato oppure, e qui ho ringraziato il cielo, permette di andartene a casa prima.  

Se ti sembra troppo banale, considera che nei colloqui di gruppo si calcola un 10-20% di forfait senza preavviso. La media si abbassa nei colloqui singoli ed è molto residuale andando avanti nella seniority. 

Nota conclusiva 

Fallire un colloquio è, quindi, facile, ti basterà intercettare una di queste semplici mosse è il “le faremo sapere” sarà tuo! 

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