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Quante persone possiamo amare?

Il poliamore e la relazione di attaccamento

Autore: Nicolina Capuano – pubblicato anche su AGR

Prima di rispondere a questa domanda (che prosegue il tema sul gender aperto qui) è utile fare una premessa sui temi della monogamia e della poligamia, nonché della definizione di attaccamento. Se le conosci, puoi saltare i prossimi tre punti.

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La monogamia

Definita dall’enciclopedia Treccani come l’unione matrimoniale di un solo uomo con una sola donna. In antropologia, si intende che tale unione sia ufficialmente o socialmente riconosciuta, e resta monogamica anche se vi sono più donne (amanti,concubine, ecc.) non riconosciute come mogli. In etologia, la monogamia è il fenomeno per cui in una specie animale un maschio e una femmina formano una relazione riproduttiva più o meno esclusiva nel corso di una o più stagioni riproduttive.

La poligamia

Sempre per la Treccani è una forma di matrimonio per la quale un uomo o una donna possono avere più consorti contemporaneamente. Esistono due forme di poligamia più esclusive, ovvero la poliginia e la poliandria. La prima prevede che solamente gli uomini possano avere più mogli, mentre la seconda forma consiste nel poter avere più mariti solo per le donne. In etologia si intende per poligamia, il sistema di riproduzione sessuale per cui, in una specie, gli individui di un sesso tendono ad accoppiarsi con più individui del sesso opposto.

poliandria, amare

La teoria dell’attaccamento

Modello elaborato dallo psicoanalista inglese John Bowlby negli anni Ottanta del secolo scorso che spiega il legame madre-figlio, legame allargato poi ad altre figure di riferimento del bambino. Studi successivi hanno dimostrato che il legame con la madre (o chi per lei sarà la figura di attaccamento primaria) è il prototipo di altri legami affettivi che l’individuo formerà nel corso della sua vita. il rapporto d’amore con il partner non include solo elementi sessuali, ma anche componenti emotive che derivano dal sistema di attaccamento.

Anche il legame del genitore con il figlio risente grandemente del modo in cui il sistema di attaccamento si è sviluppato a suo tempo nel genitore attraverso le sue esperienze infantili. Quindi un buon rapporto con la figura di attaccamento (di solito la madre) durante l’infanzia, predispone alla formazione di solidi e soddisfacenti legami d’amore nella vita adulta.

Uno degli elementi essenziali della teoria dell’attaccamento pone questo legame come una relazione primaria, nel senso che la figura di attaccamento è principalmente una, anche se si possono sviluppare relazioni secondarie di attaccamento con altri individui. Seguendo questo assunto quindi, anche le relazioni in età adulta con il partner potrebbero muoversi in una direzione di priorità rispetto alla scelta di un solo individuo in un legame d’amore.

Tornando alla domanda di partenza, come mettiamo insieme gli eminenti studi sull’attaccamento e l’esistenza del poliamore?

Poliamore, amare

La risposta è che non lo so, però vorrei espormi ad una riflessione, con la premessa che ogni persona è libera di amare come vuole se c’è il consenso da tutte le parti in gioco.

Partiamo da un presupposto: amare è una cosa seria! Intendo dire che è faticoso, dispendioso e a volte non basta una vita intera per amare in modo sano e funzionale qualcuno.

Distinguiamo due processi, l’innamoramento e l’amore: l’innamoramento è uno stato di breve durata (3-36 mesi), in cui c’è una idealizzazione dell’altro.

L’amore è ciò che resta, dopo, quando l’idillio dell’innamoramento, dettato dalla produzione di sostanze chimiche nel cervello termina. Quindi l’amore è quando l’altro lo iniziamo a vedere e conoscere.

Oltre a questo, amare è vedere e sentire chiaramente ciò che dell’altro non ci piace, l’amore è crisi e crescita, l’amore è il processo più complesso, dispendioso e faticoso che io possa immaginare.

L’altro non è al mondo per soddisfare le mie aspettative o sanare le mie ferite che mi porto dalla mia famiglia d’origine, l’altro non è un nemico, ma un alleato al nostro pari.

Quante coppie vediamo che sono alleate? Quante si stanno amando? La coppia richiede tempo, spazio e anche distanza, tempo per la propria solitudine.

Detto questo chiedo: come è fattibile amare contemporaneamente più persone? Intendo proprio concretamente, senza entrare nelle dinamiche psicologiche, ma praticamente come è conciliabile con il processo di amare attivamente e mettersi in discussione con l’altro?

A volte non ho il tempo di guardare me stessa allo specchio, a volte mi perdo l’altro che è in relazione con me e c’è bisogno che io mi attivi per la coppia, questa terza vita che ha bisogno di essere coltivata.

All’università vivevo con una ragazza Mussulmana ed ero sempre molto curiosa di conoscere aspetti narrati in prima persona del suo credo religioso; un giorno le chiesi come era inserito il concetto di poligamia, o meglio di poliginia nella sua religione e lei mi ha risposto dandomi un’interpretazione, forse anche in parte personale, ma che per me è stata molto illuminante. La mia ex coinquilina mi aveva detto che nel Corano è indicata la possibilità di avere più mogli se si ha la capacità di amarle tutte allo stesso modo, ma che non è una capacità umana questa.

Ovviamente io credo che ogni persona che sia in una relazione monogama o di non monogamia etica (poliamore) ed è soddisfatta e funzionante va più che bene; come si dice “se funziona non lo toccà!”.

In questa sede mi piaceva l’idea di riflettere sul senso dell’amare più partner in correlazione con la teoria dell’attaccamento e sulla fattibilità pratica di tale vissuto. La mamma è sempre la mamma e di lei ce n’è una sola, ma quanti amori sono possibili? E come?

Mi piacerebbe avere un confronto con il quale crescere, magari da chi ne ha esperienza diretta e da protagonista. Se volete raccontare la vostra esperienza, potete farlo nei commenti in coda all’articolo.

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